sabato 16 aprile 2016

Una pagina di storia dimenticata: la pattuglia Boselli, 3900 km a cavallo

Siamo nel luglio del 1900, mese cruciale per la storia d'Italia, che vide il giorno 29 l'assassinio del Re Umberto I per mano dell'anarchico Bresci.
Ai primi del mese il Conte di Torino: Vittorio Emanuele di Savoia Aosta, fratello minore di Emanuele Filiberto (futuro Comandante della Terza Armata nella Grande Guerra), che all'epoca era Comandante del Reggimento Lancieri di Novara di stanza a Firenze, ricevette l'invito dall'Imperatore Guglielmo II di Germania di presenziare alle Grandi Manovre della cavalleria tedesca, previste per il 4 agosto in Assia.

Il Conte di Torino


Per fare da scorta al Comandante durante la sua permanenza in Germania venne scelta una pattuglia comandata dal Tenente Alfredo Boselli e composta da un sottufficiale e tre lancieri i quali, a cavallo, avrebbero dovuto raggiungere Berlino in tempo per la speciale missione.


Il drappello partì il 15 luglio dalla Caserma della Zecca di Firenze (attuale Caserma Antonio Baldissera, sede del Comando della Regione Carabinieri Toscana). Il percorso da Firenze a Berlino, circa 1500 km, si snodava attraverso il passo della Futa, Bologna, Modena, Mantova, Brescia (dove al Ten. Boselli venne consegnata una lettera autografa del Re Umberto I per l'Imperatore), passo dello Stelvio, Monaco di Baviera, Ratisbona, Berlino. A Monaco il 1° agosto vennero raggiunti dalla notizia dell'assassinio del Re d'Italia.


A quel punto l'obiettivo della missione restò quello di consegnare la lettera del defunto sovrano, il cui significato era divenuto ancora più prezioso per l'Imperatore.
Ripartiti da Monaco vennero dirottati verso il castello imperiale di Kassel, in Assia, dove giunsero il giorno 8 agosto. Il giorno successivo il Ten. Boselli consegnò al Kaiser, nel cortile del castello imperiale, la lettera di Umberto I, nel corso di una commovente cerimonia cui presenziarono le maggiori autorità militari. L'evento ebbe ampia risonanza in Italia, meritando anche la prima pagina della Domenica del Corriere, con una tavola a colori del celebre disegnatore Achille Beltrame.


Dopo una sosta di alcuni giorni la pattuglia avrebbe dovuto rientrare in treno in Italia, dove nel frattempo, il giorno 11 agosto, il nuovo sovrano Vittorio Emanuele III prestava giuramento a Roma come Re d'Italia.


Prima di ripartire per l' Italia, al Ten. Boselli venne consegnata una lettera autografa dell'Imperatore da consegnare al nuovo re. Il 15 agosto, mentre si predisponevano a rientrare in treno, giunse l'ordine di rientrare a cavallo e portare la lettera a Napoli dove si trovava il sovrano. Il percorso a ritroso, analogo al precedente li portò a Sondrio il giorno 29 agosto, dopo aver ripassato lo Stelvio. Il giorno 30 si diressero verso Bellano, mentre un cronista locale scriveva «uomini e cavalli (che non verranno mai sostituiti fino alla fine della missione) erano in buone condizioni» dopo 2400 km.
Da Bellano la pattuglia proseguì verso Napoli passando per la Cisa, Sarzana, Pisa, Civitavecchia e giungendo a Roma il 14 settembre. Dopo una breve sosta continuò per Albano, Cisterna, Terracina, giungendo a Napoli il 19 settembre. 
L'indomani in una solenne cerimonia alla presenza del Comandante del Reggimento "Lancieri di Novara", giunto appositamente da Firenze, il Tenente Boselli consegnò al Sovrano la lettera dell'Imperatore contenuta in un astuccio d'argento.



Al termine della cerimonia il tenente venne ricevuto da Vittorio Emanuele III nel suo appartamento, presentato alla Regina e invitato a colazione nel corso della quale il Re si fece raccontare i dettagli della missione.
Dopo un paio di giorni di riposo a Napoli la pattuglia ripartì, sempre a cavallo, per Firenze, dopo essere stata nuovamente ricevuta dal Sovrano, che premiò i militari con una consistente somma in denaro e regalò al Tenente Boselli un «magnifico» cavallo. 
Il giorno 6 ottobre finalmente la pattuglia arrivò a Firenze, dove, alla Certosa, alle porte della città, ad attenderla trovò tutto il Reggimento "Lancieri di Novara" con in testa lo Stendardo e il Comandante.


Il  rientro in città avvenne fra un'ala di folla festante, e attraversato l'Arno al Ponte alla Carraia, passando per i Lungarni il Reparto rientrò alla Caserma della Zecca.
Si concluse così una delle pagine più straordinarie della cavalleria di tutti i tempi; 3900 km percorsi in 81 giorni e 63 tappe, valicando per ben due volte, le Alpi e gli Appennini, compiendo una impresa senza e precedenti e che mai venne ripetuta.

(fonte principale Rivista Militare n.4/92)